18 Aprile, nuovo appuntamento dell’annuale campagna di indagine di Legambiente per il censimento dei rifiuti nelle spiagge
Anche quest’anno il Circolo Verdeazzurro di Legambiente Trieste partecipa all’indagine promossa da Legambiente nazionale per l’analisi dei rifiuti presenti sulle spiagge italiane: L’appuntamento è alla spiaggia Canovella dé Zoppoli (Duino Aurisina) ove verrà ripetuto il censimento dei rifiuti. E’ stata programmata per il giorno 18 aprile, ma in caso di maltempo, l’indagine non avrà luogo; il nuovo appuntamento sarà tempestivamente comunicato.
Che cosa è
La traduzione letterale di “beach litter” è “immondizia della spiaggia”, ben conosciuta da tutti coloro che hanno occasione di passeggiare lungo le spiagge dove è possibile osservare rifiuti e oggetti residuali delle attività e usi umani. Sono composti da plastici, alluminio e metalli vari, legno, carta e cartone, vetro, tessuti di varia natura, oli e catrame, ecc.
Beach litter e marine litter
“I rifiuti presenti in mare e lungo le coste di tutto il mondo costituiscono forse la più grande minaccia per l’intero sistema marino: la quantità prodotta, la loro persistenza ed eterogeneità di forma e dimensioni hanno permesso a questo elemento di disturbo di disperdersi in ogni mare, fondale o spiaggia della Terra.
Globalmente sono stati immessi nei mari e negli oceani di tutto il mondo più di 12 milioni di tonnellate di rifiuti solo nel 2010 e ad oggi sono state osservate più di 700 specie diverse impattate da questa minaccia, molte delle quali già a rischio estinzione. Recenti studi hanno dimostrato come i rifiuti marini, ed in particolar modo la plastica, sono entrati nelle catene trofiche, mettendo a rischio anche la salute umana. La presenza di rifiuti sulle nostre coste è forse il segnale più diretto dell’inquinamento marino”.(CNR)
Gli impatti
I rifiuti presenti lungo le spiagge possono rimanere a lungo sulle nostre coste ed è quindi destinati a provocare numerose alterazioni ambientali che possono perdurare fino a quando non vengono rimossi. Gli impatti provocati sono di natura diversa:
Modifiche di tipo paesaggistico, sono quelle che vengono avvertite immediatamente, trattandosi di rifiuti di varia natura viene percepita immediatamente la perdita di naturalità della spiaggia.
Impatto sociale, consegue alla riduzione del valore estetico e paesaggistico, alla limitazione della fruizione dell’ambiente marino.
Modifiche fisiche dell’habitat, la maggior parte dei rifiuti provoca fenomeni di alterazione e disturbo che possono incidere pesantemente sugli organismi che colonizzano le spiagge.
Impatti ecologici, sono determinati dalle sostanze tossiche che liberate dai rifiuti, possono avere effetti letali e subletali; vanno anche considerati i possibili casi di intrappolamento, danni fisici e ingestione. In questa ultima categoria rientra l’ingestione di sostanze plastiche, è ormai nota la presenza delle microplastiche in tutta la catena alimentare con ripercussioni gravissime sull’uomo.
Impatto economici, a parte il già citato inquinamento da rifiuti delle spiagge, che di per sé è già un grave deterrente turistico, vanno inoltre considerati i danni meccanici alle imbarcazioni e alle attrezzatura da pesca, riduzione del pescato e i costi di bonific e disinquinamento.
I tempi di degrado e l’accumulo
I tempi di degrado (mineralizzazione e successivo riciclo) della maggior parte dei rifiuti marini sono generalmente lunghi, in alcuni casi lunghissimi, in altri addirittura rimangono inalterati. Il costante e cospicuo ingresso di rifiuti nell’ecosistema marino e lungo le coste produce quindi un progressivo loro accumulo con inevitabili conseguenze ambientali.
Salvare il mare, lotta alla plastica
Gli sforzi per liberare le spiagge ed il mare dai rifiuti vanno concentrati sull’abbattimento degli oggetti di plastica e sui sistemi di imballaggio che prevalgono largamente nella composizione dei rifiuti presenti nelle spiagge. Quindi è fondamentale contenere la produzione e l’uso della plastica. In questo senso va ricordata la campagna delle Nazioni Unite che lanciato la piattaforma Clean Seas basata sulla promozione di una sinergia tra individui, associazioni, industria, governi locali e nazionali per il cambiamento e modifica delle abitudini, degli standard e delle politiche di tutto il mondo. L’obiettivo è quello di di ridurre drasticamente i rifiuti marini e i loro impatti negativi, ad esempio mediante la sostituzione degli imballaggi in plastica con imballaggi di materiali meno inquinanti; anche il riuso degli imballaggi può rivelarsi importante.
Altrettanto importante è La direttiva Europea SUP (Single Use Plastics) che prevede la riduzione di alcuni oggetti in plastica monouso, il divieto di produzione e immissione sul mercato di una serie di prodotti in plastica monouso e l’obbligo di marcatura dei prodotti consentiti realizzati in platica monouso
l monitoraggio di Legambiente: le campagne “Beach litter”
A livello nazionale Le conclusioni della campagna 2022 di Legambiente indicano che su 53 spiagge di 14 regioni (Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Lombardia, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna, Veneto), sono stati censiti un totale di 44.882 rifiuti in un’area totale di 271.500 mq. Una media di 834 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia (8 rifiuti ogni passo) che supera ampiamente il valore soglia stabilito a livello europeo per considerare una spiaggia in buono stato ambientale, cioè meno di 20 rifiuti abbandonati ogni 100 metri lineari di costa.
La plastica si attesta essere, ancora una volta, il materiale più comune ritrovato, ben l’84% degli oggetti rinvenuti (37.604 sui 44.882 totali), seguita da 2.004 oggetti di metallo (4,5%), 1.920 di carta/cartone (4,3%) e 1.566 di vetro/ceramiche (3,5%). Inoltre, ben il 46% di tutti i rifiuti monitorati nell’indagine, riguarda i prodotti usa e getta, alcuni dei quali al centro della direttiva europea che vieta e limita gli oggetti in plastica monouso.
“L’indagine Beach Litter rappresenta una delle più grandi esperienze di citizen science a livello internazionale grazie all’impegno dei volontari e delle volontarie di Legambiente. Il protocollo utilizzato è sviluppato nell’ambito dell’iniziativa Marine Litter Watch dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, cui diverse associazioni comunicano i dati raccolti, con l’obiettivo di creare uno dei più ampi database sui rifiuti spiaggiati costruiti dai volontari a livello europeo” (Legambiente)